Come capire se un anziano è maltrattato Abbiamo già affrontato nella prima parte del nostro articolo quali sono i tipi di abuso. Vediamo ora i fattori di rischio e il loro riconoscimento

Abbiamo affrontato, nella prima parte del nostro articolo, quali sono i tipi di maltrattamento e abuso e come questi possono manifestarsi.
Analizziamo meglio come individuare i fattori di rischio e il riconoscimento di essi.
Ma come si arriva ad essere vittima o carnefice?
Esistono dei fattori predisponenti, da ambo le parti, che facilitano l’insorgenza di questo terribile fenomeno e sono rappresentati dai fattori di rischio. Vediamo quali sono.
Per la vittima, i fattori di rischio per l’abuso sugli anziani, comprendono una situazione di disabilità che può essere sia fisica sia cognitiva (malattie croniche, compromissione funzionale, alterazione cognitiva) e il caso dell’isolamento sociale. Per chi abusa, i fattori di rischio comprendono, troppo spesso, abuso di sostanze (alcool, droghe, psicofarmaci), disturbi psichiatrici, anamnesi positiva per violenza, stress e dipendenza dalla vittima, comprese le modalità di convivenza e, ancora, situazioni economiche precarie.
Potersi accorgere, di quello che sta subendo l’anziano, è spesso difficile da rilevare e la diagnosi è, spesse volte, quasi impossibile, poiché molti dei segni sono sottili e spesso la vittima ha timore, vergogna ed è poco propensa o incapace di far emergere l’abuso. Le vittime possono nascondere l’abuso per la paura di rappresaglie o il desiderio di proteggere l’aggressore, specie quando questo è rappresentato da un familiare. Talvolta, quando le vittime dell’abuso cercano aiuto, ricevono spesso risposte inadeguate dal personale sanitario, che può, per esempio, considerare le lamentele sull’abuso come confusione, paranoia o demenza.
L’isolamento sociale.
Questo aspetto rende difficile scoprire l’abuso sugli anziani stessi. L’abuso tende ad aumentare l’isolamento, poiché chi abusa spesso limita l’accesso della vittima al mondo esterno (p. es., nega le visite, rifiuta le chiamate telefoniche, evita di farlo uscire) impedendogli così di relazionarsi con qualcuno, ad esempio, per chiedere aiuto, oppure correrebbe il rischio di far vedere eventuali segni fisici di maltrattamento.
La sintomatologia dell’abuso sugli anziani può essere attribuita erroneamente ad una malattia cronica e non è di così immediata scoperta.
Tuttavia esistono situazioni particolari che sono indicative di un abuso o che possono far insospettire, tra queste vi sono:
- ritardo tra un infortunio e la richiesta di intervento medico, troppe volte, se l’anziano subisce dei danni fisici, viene accompagnato in pronto soccorso o dal suo medico;
- incongruenze nei racconti del paziente e del caregiver, specie quando le informazioni vengono chieste a tutte e due i protagonisti insieme. L’anziano tenderà a stare in silenzio;
- gravità degli infortuni non compatibile con la spiegazione fornita dal caregiver, anche in questo caso l’anziano tenderà a non parlare e ad abbassare la testa per non farsi vedere dall’operatore;
- spiegazione non plausibile o vaga dell’infortunio da parte del paziente (soprattutto) o del caregiver;
- frequenti visite al pronto soccorso per le riacutizzazioni di una malattia cronica, nonostante un piano di cure appropriato e risorse adeguate;
- riluttanza del caregiver nell’accettare assistenza sanitaria domiciliare (p. es., la visita di un infermiere) o nel lasciare il paziente anziano, da solo, con un operatore sanitario;
- presenza di trascuratezza, del soggetto abusato, sia dal punto di vista dell’igiene personale (capelli sporchi, unghie non curate, odore sgradevole) sia dal punto di vista dell’abbigliamento che si presenta anch’esso sporco, logoro, maleodorante e a volte non consono in base alla stagione, o anche della stessa abitazione;
- malnutrizione;
- presenza di “paura” da parte dell’anziano che, alcune volte, rifiuta o si ritrae spaventato, se si avvicina un operatore (quest’ultima manifestazione si verifica molto di più, in maniera istintiva, nei soggetti affetti da demenza).
Di fronte a tutte queste situazioni, se si sospetta l’abuso sugli anziani, sarebbe opportuno che il soggetto venisse interrogato prima da solo, almeno per una parte del tempo. Le altre persone coinvolte possono essere intervistate anche separatamente. Il colloquio con il paziente può iniziare con domande generali circa i sentimenti di sicurezza, ma deve anche comprendere domande dirette riguardo possibili maltrattamenti (p. es., violenza fisica, restrizioni, incuria). Se l’abuso è confermato, la natura, la frequenza e la gravità degli eventi e la persona responsabile, devono essere individuati. Le circostanze scatenanti l’abuso (p. es., l’intossicazione da alcool) devono essere indagate.
Le risorse sociali ed economiche
Devono essere valutate, poiché influenzano le decisioni relative al trattamento (p. es., la sistemazione, l’assunzione di un caregiver professionista). L’esaminatore deve indagare se il paziente abbia a disposizione familiari o amici in grado di occuparsi di lui, di ascoltarlo e assisterlo. Se le risorse economiche sono adeguate, ma le necessità di base non vengono raggiunte, l’esaminatore deve capire il perché. Determinare queste risorse può anche aiutare a identificare i fattori di rischio per l’abuso (p. es., stress finanziari, sfruttamento economico del paziente).
Durante il colloquio con il caregiver (formale o informale), il confronto deve essere evitato. L’intervistatore deve determinare se le responsabilità di chi si occupa del paziente sono troppo pesanti e riconoscere, se necessario, il difficile ruolo del caregiver. Vengono poste domande a chi assiste circa eventi recenti e particolarmente stressanti (p. es., lutto, stress finanziari), la malattia del paziente (p. es., necessità di assistenza, prognosi) e le cause riferite di qualsiasi trauma recente.
Il paziente deve essere esaminato con cura, preferibilmente alla prima visita, alla ricerca di segni che potrebbero evidenziare situazioni di abuso. Il medico può avere bisogno dell’aiuto di un familiare o di un amico fidato del paziente, dei servizi di assistenza sociale al fine di incoraggiare chi si occupa del paziente o il paziente stesso ad acconsentire alla valutazione. Se si rileva o si sospetta un abuso, una consulenza da parte dei servizi sociali è obbligatoria.
Deve essere valutato lo stato cognitivo.
L’alterazione cognitiva è un fattore di rischio molto frequente, per l’abuso sull’anziano, e può inficiarne il trattamento.
Devono essere valutati l’umore e lo stato emotivo. Se il paziente si sente depresso, pieno di vergogna, colpevole, ansioso, impaurito o arrabbiato, allora si devono esplorare i fattori che derivano da tali emozioni. Se il paziente minimizza o razionalizza le tensioni o i conflitti familiari o è riluttante a discutere dell’abuso, l’esaminatore deve determinare se queste attitudini stanno interferendo con il riscontro o l’ammissione dell’abuso.
Due parole anche per quanto riguarda le RSA o qualsiasi struttura che accoglie, a vario titolo, anziani o soggetti fragili.
Anche in questi luoghi, purtroppo, questo fenomeno è presente, a volte vengono alla luce dopo segnalazioni (da parte dei parenti o dei colleghi di lavoro) e sono oggetto di cronaca e di indagine. La cosa terribile, oltre all’abuso, che spesso è psicologico e a volte anche fisico, è l’omertà che vige tra i colleghi di lavoro. Alcuni assistono e sono consapevoli di quanto sta accadendo ma preferiscono far finta di niente. Per paura? Per indifferenza? Qualunque sia la causa, essa non è giustificabile e dovrebbe essere punita sia disciplinarmente dal datore di lavoro, sia legalmente dalle autorità competenti, perché chi assiste, e tace, è responsabile allo stesso modo di chi ha commesso il fatto. N.N. AeV
“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni.”
Martin Luther King