I rimpianti e la terza età Rimorsi o rimpianti?
Quante volte ci siamo chiesti: “ Ah se solo avessi fatto così?” Ebbene questa domanda si collega ai “rimpianti”, a tutte quelle cose che avremmo voluto fare se solo ne fossimo stati capaci, una scelta sbagliata, una decisione presa per far piacere a qualcun altro. In giovane età “rimuginare” su un’occasione perduta può essere utile soprattutto quando è possibile avere una seconda opportunità, ma quando si è anziani, il rimpianto può peggiorare lo stato emotivo. Secondo una ricerca apparsa sulla rivista “Science” (Published Online April 19 2012 Science 4 May 2012: Vol. 336 no. 6081 pp. 612-614 “Don’t Look Back in Anger! Responsiveness to Missed Chances in Successful and Nonsuccessful Aging”) viene evidenziato che lo stato di benessere e la qualità di vita sono legati, oltre che alla salute fisica, anche allo stato emotivo e che uno dei grandi nemici della serenità, è rappresentato dal rimpianto. Nella ricerca viene evidenziato come le teorie sulla durata della vita e sull’invecchiamento di successo, siano legate ad una gestione adattativa alle esperienze emotive come i rimpianti. Riuscire ad annullare esperienze negative può rappresentare una strategia potenzialmente protettiva in età avanzata.
Il rimpianto per le occasione perdute non sempre sono negative. Da giovani consente di riflettere sulle scelte fatte e di riflettere meglio su quelle future. Purtroppo capita che, nella fase della vecchiaia, le probabilità di avere una seconda opportunità diminuiscono e rimuginare sulle scelte fatte può essere causa del peggioramento del tono dell’umore e della qualità di vita. Nella citata ricerca gli studiosi hanno sottoposto tre gruppi di persone, giovani, anziani depressi e anziani in salute (arruolati tutti su base volontaria), ad una risonanza magnetica funzionale. L’esame serviva a registrare l’attività cerebrale dei soggetti, alle prese con un videogioco molto simile al programma televisivo “Affari tuoi”. Durante l’esame si è evidenziato come, di fronte ad una perdita di denaro, sia i giovani sia gli anziani depressi riprendevano a giocare rischiando di più, mentre gli anziani in salute non cambiavano il proprio comportamento dimostrando, attraverso la registrazione dell’attività cerebrale, che riuscivano a non farsi imprigionare dai rimorsi regolando in maniera più efficiente le proprie emozioni. Il tutto confermato anche da alcuni indicatori fisici quali la frequenza cardiaca e la conduttività elettrica della pelle. Secondo i ricercatori, il segreto per invecchiare bene, è insito nell’avere un atteggiamento mentale più positivo, accettando di non potere controllare tutto, tenendo conto anche delle variabili del caso, evitando di addossarsi tutte le colpe.
Ma quali sono i principali rimpianti che provano gli anziani? E’ quanto emerso da un’indagine condotta e riportata da un sito web (curiosone.tv) :
- Non aver viaggiato quando se ne ha avuta la possibilità;
- Non aver imparato altre lingue;
- Non essere andati ai concerti preferiti;
- Aver avuto paura di esprimere i propri sentimenti;
- Non aver dato retta ai consigli dei propri genitori;
- Aver badato troppo a quanto dice la gente;
- Aver perso tempo dietro cose futili;
- Non aver imparato a cucinare il piatto preferito;
- Aver portato rancore a qualcuno specialmente se si tratta di qualcuno a cui si è voluto bene;
- Non aver fatto volontariato;
- Aver perso l’occasione di parlare con i propri nonni prima che morissero;
- Non aver vissuto appieno i momenti belli della propria vita;
- Non essersi mai esibiti in pubblico;
- Non aver terminato qualcosa che si era iniziato;
- Essersi fatti plasmare dalla propria cultura o dalla propria famiglia;
- Non aver giocato abbastanza con i propri figli;
- Non aver corso un grande rischio, soprattutto in amore;
- Essersi preoccupati troppo, specialmente per cose che non si sapeva se sarebbero accadute;
- Non aver passato abbastanza tempo con le persone che più si sono amate;
- Non essere stati grati a chi ci ha donato la vita.
C’è un altro articolo uscito sulla rivista Guardian dal titolo: “Top five regrets of the dying” ( i cinque principali rimpianti del morente) raccolti in un libro da Bronnie Ware, un’infermiera australiana che lavora in un reparto di cure palliative occupandosi di malati terminali con appena tre mesi di vita davanti.
“I cinque principali rimpianti del morente” che sono emersi dai pazienti sono rappresentati da:
- Avrei voluto avere il coraggio di vivere la vita che volevo, non quella che gli altri si aspettavano che vivessi;
- Avrei voluto lavorare meno duramente;
- Vorrei avere avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti;
- Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici;
- Avrei voluto permettere a me stesso di essere felice.
In base a quanto descritto conviene, dunque, cercare di essere quanto più obiettivi possibili nelle scelte, anche considerando le eventuali conseguenze che ne possono derivare. L’essere in pace con se stessi e con le proprie decisioni aiuta, a qualsiasi età, a migliorare il proprio benessere e la propria qualità di vita. N.N. A&V.
Un uomo è vecchio solo quando i rimpianti, in lui, superano i sogni.
John Barrymore