Quando la musica si trasforma in poesia Una malattia drammatica trattata con delicatezza

Quando la musica si trasforma in poesia
la musica trasformata in poesia

È di questi giorni la trasmissione canora più famosa in Italia, il Festival di San Remo.

Una carrellata di canzoni dai testi molto variegati, tanta musica, una kermesse piena di lustrini, di luci, di personaggi, molto attesa ogni anno dal pubblico italiano. Già dalla prima sera una canzone ha catturato l’attenzione per il suo testo delicato, ma molto profondo, una musica dolce. Si parla di demenza e del devastante impatto che questa malattia ha sui figli, sulla famiglia e sulla vita, ma lo si fa con dolcezza e delicatezza esprimendo il tutto attraverso la musica. Già solo nel titolo viene espresso un concetto molto importante, e molto frequente, per chi si ritrova a dover assistere una persona affetta da questa terribile malattia che in questo caso è la mamma, ovvero l’inversione dei ruoli io da figlio mi ritrovo a fare il genitore di mia madre. Credo che molte persone si siano immedesimate nel sentire il testo della canzone “Quando sarai piccola di Simone Cristicchi” presentata al 75° Festival di San Remo 2025. Io stessa, che ho vissuto una situazione analoga, mi sono ritrovata e ho prestato molta attenzione a tutte le parole del testo, che fanno emergere concetti molto connessi tra loro e molto presenti.

Concetti aderenti alla realtà di un figlio che si ritrova a dover fare i conti con questa patologia, che non colpisce solo chi ne è affetto, ma anche, e purtroppo, tutta la famiglia. Ritrovo in lui anche il coraggio di uscire allo scoperto, soprattutto essendo un personaggio pubblico, esposto ad interviste e conferenze stampa. Quante famiglie non hanno il coraggio di chiedere aiuto perché si vergognano, oppure riescono a farlo solo quando non hanno più risorse (fisiche, psichiche, sociali, economiche) e scoppiano? Quanti sono i casi di cronaca dove il coniuge arriva anche a commettere gesti estremi perché non ce la fa più? Nel testo si citano anche la “rabbia” e la “fatica” nel dover accettare il cambiamento, la persona che si ha di fronte, specie nella fase più avanzata della malattia, è solo più l’involucro, la cornice, il contenuto purtroppo non c’è più. È dura da accettare, è difficile non fare errori mentre lo si assiste, troppe volte, pur di negare quello che sta succedendo, si crede che il proprio genitore lo faccia apposta ad adottare certi comportamenti, per farci innervosire. Purtroppo non è così, l’Alzheimer e la demenza rubano la mente, sottraggono i ricordi di una vita, cancellano le persone che tanto ci hanno amato, anche se sono ancora presenti. Noi di Anziani e Vita abbiamo voluto dedicare uno spazio a questa canzone, al suo testo e al suo autore, perché riteniamo sia un messaggio molto importante e profondo, soprattutto se contestualizzato in un ambito “leggero”. Molte sono state le canzoni dedicate alla nascita dei figli, come un inno alla gioia, questo per noi rappresenta un sommesso grido di dolore con una speranza, “è ancora un altro giorno insieme a te”.(1)

È dura convivere con un mostro, ovviamente mi riferisco alla patologia, che pian piano si porta via tutto, perché è un processo degenerativo e progressivo, con una data di scadenza.

Nicoletta Nicoletti  AeV

“Quando sarai piccola ti stringerò talmente forte
Che non avrai paura nemmeno della morte
Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte
Adesso è tardi, fai la brava
Buonanotte”(2)

(1) Simone Cristicchi “Quando sarai piccola”
(2) Simone Cristicchi “Quando sarai piccola”

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