Le lesioni da pressione Più comunemente dette piaghe da decubito
La lesione da pressione (o ulcera da decubito) è una lesione del tessuto cutaneo, con evoluzione necrotica (necrosi = morte dei tessuti), che interessa l’epidermide, il derma e gli strati sottocutanei, fino a raggiungere, nei casi più gravi, la muscolatura e le ossa. Piuttosto comunemente è detta anche “piaga”.
Le ulcere da decubito sono quindi lesioni della pelle e dei tessuti più profondi, che insorgono nelle parti del corpo più a lungo soggette a pressione durante una protratta permanenza a letto o in posizione seduta. I pazienti più a rischio sono quelli impossibilitati o limitati a muoversi in modo autonomo. Le localizzazioni più ricorrenti delle ulcere (che variano comunque a seconda della posizione assunta più frequentemente dal malato) sono la regione sacrale (l’area dove si congiungono i glutei), la nuca, i talloni, le scapole, le ginocchia, le orecchie, la colonna vertebrale, la zona dei femori.
Le lesioni possono comparire ed evolversi in modo molto rapido ( sono sufficienti due/tre ore di pressione nella stessa posizione); una volta che si sono formate sono difficili da trattare e sin alcuni casi risultano inguaribili. Nelle persone a rischio, la sollecita adozione di provvedimenti di carattere preventivo riveste quindi notevole importanza.
Le lesioni da decubito spesso sono delle conseguenze dovute a una inadeguata assistenza in ambito domiciliare per mancanza di conoscenze da parte dei care-giver o in ambito ospedaliero. Non attivare immediate tecniche di prevenzione con utilizzo di moderni ausili antidecubito può provocare gravissime lesioni.
Le cause possono essere intrinseche (causate cioè da problematiche interne della persona stessa):
- Rallentamento del circolo, alterazione del tessuto cutaneo;
- Riduzione della sensibilità cutanea;
- Diminuzione della massa muscolare che espone maggiormente le prominenze ossee;
- Magrezza eccessiva (anche se possono verificarsi anche nelle persone sovrappeso);
- Malnutrizione;
- Infezioni generiche o localizzate;
- Scadenti condizioni generali, anche dei problemi di gestione del paziente;
- Disturbi psichici;
- Demenza;
- Disturbi della personalità.
o estrinseche (cioè causate da fattori esterni)
- Compressione prolungata (forze verticali);
- Sfregamento cutaneo: forze orizzontali che tendono a rendere la zona cutanea facilmente aggredibile essendo delicata ;
- Cute delicata, disidratata, secca;
- Piano di appoggio inadeguato: lenzuola, materassi, cuscini;
I sistemi di classificazione o stadiazione delle lesioni da pressione identificano per stadi le lesioni basandosi sulle condizioni degli strati del tessuto interessato. Le classificazioni per stadi non hanno il compito di descrivere globalmente la lesione, ma di quest’ultima ne forniscono una descrizione anatomica, relativamente semplice, della sua profondità.
- Stadio I: eritema fisso (che non scompare se lo si schiaccia con il dito) della cute integra; altri segni indicativi dell’imminente insorgenza della lesione possono essere lo scolorimento cutaneo, il calore o l’indurimento.
- Stadio II: ferita a spessore parziale che coinvolge l’epidermide e/o il derma. La lesione è superficiale e clinicamente si presenta come una abrasione, una vescicola o un lieve cavità;
- Stadio III: ferita a tutto spessore che implica danno o necrosi del tessuto sottocutaneo che si può estendere fino alla sottostante fascia muscolare senza però attraversarla; la lesione si presenta clinicamente come una cavità profonda che può sottominare o meno il tessuto contiguo.
- Stadio IV: ferita a tutto spessore con estesa distruzione dei tessuti, necrosi e danno ai muscoli, ossa e strutture di supporto (tendini, capsule articolari) la presenza di sottominature del tessuto e di tratti cavitari può essere associata a lesioni da decubito di stadio 4.
Complicanze
- Infezioni
- Disidratazione
- Anemia
- Squilibri idroelettrolitici
- Deplezione proteica
- Sepsi (al III e IV stadio e nelle ulcere chiuse)
- Osteomielite
- degenerazione carcinomatosa
La prevenzione
Il primo intervento di prevenzione consiste nell’identificare le condizioni che possono favorire lo sviluppo delle ulcere da decubito e i pazienti a rischio. Gli anziani rappresentano la popolazione a rischio più elevato di ulcere per la frequente concomitanza di fattori quali incontinenza, debilitazione, denutrizione e di alcune malattie che ne facilitano in vario modo la formazione (diabete, disturbi circolatori, malattie cerebrovascolari). Nella prevenzione delle lesioni da decubito l’assistenza deve essere finalizzata ad eliminare o a ridurre i principali fattori di rischio, il primo dei quali è l’immobilità. La prima e più importante misura consiste infatti nell’attuare un frequente e regolare cambio di posizione dell’infermo (almeno ogni due ore) sia di giorno sia di notte: se non si interviene in questo senso ogni altro trattamento è destinato a rivelarsi inefficace. Si alternerà la posizione sui due fianchi con quella supina e si ricorrerà per brevi periodi a quella prona (a pancia in giù), se viene tollerata. Se si utilizza la posizione semiseduta (per non più di due ore) andrà contrastata la tendenza del corpo a scivolare in avanti con l’uso di opportuni appoggi o cuscini per evitare il rischio di lesioni da sfregamento della pelle contro le lenzuola o il piano di appoggio. Il cambio di posizione va eseguito sollevando o ruotando delicatamente il malato e non strisciando il suo corpo sul piano del letto. La manovra richiede la presenza contemporanea di due persone. Queste persone non devono avere unghie lunghe, anelli prominenti, né orologio al polso, onde evitare di provocare piccole lesioni destinate a trasformarsi in vere e proprie ulcere.
Spesso problemi organizzativi e la carenza di personale di assistenza non consentono di rispettare questi intervalli nella mobilizzazione del paziente. Per allungare i tempi tra una rotazione e l’altra si possono utilizzare alcuni presidi che consentono di alleviare la pressione sulle aree di appoggio del corpo, sapendo però che alcuni sono efficaci altri meno.
Ultima, ma non ultima, misura di prevenzione riguarda le cure igieniche attente e scrupolose. La cute deve essere mantenuta asciutta, elastica e pulita. Non ci devono essere pieghe o briciole nelle lenzuola. Assolutamente da evitare le “frizioni” con soluzioni a base alcoolica, primo perché l’alcool, seccando la pelle, la espone a maggior rischio di lesioni e secondo perché la forza e la pressione esercitata dalla frizione può essa stessa facilitare l’insorgenza delle ulcere. N.N. A&V
“Meglio ci guarisce il medico che ci fa vedere anche la sua piaga” Ugo Bernasconi