L’ambiente di vita nella persona affetta da Demenza L'orientamento spaziale

Tra i vari disturbi del comportamento che possono presentarsi nella persona affetta da demenza (cfr articolo sulla demenza) vi è quello legato all’orientamento spaziale ovvero alla difficoltà nei compiti visuo-costruttivi dapprima che si trasforma poi nel perdersi in ambienti sempre più familiari. La persona colpita da demenza perde la dimensione temporale dell’esistenza, cosicché passato e futuro cessano di essere le coordinate che dirigono il vivere quotidiano e tutto si cristallizza in un presente apparentemente senza radici e senza prospettive.
L’uomo “riconosce se stesso” rapportandosi con l’ambiente in cui vive. Nel demente ci si trova di fronte a due problemi, da un lato non riconoscere il proprio ambiente dall’altro si vive una “crisi d’identità” specie nella fase lieve-moderata di malattia.
Il malato di demenza non riconosce più i propri luoghi, la città, il quartiere, la casa dove ha abitato per anni, non identifica più i suoi i familiari, dimentica l’uso degli oggetti.
Arriva a costruirsi una realtà autonoma che ri-codifica “in modo proprio”. L’incapacità di comprendere il mondo esterno genera angoscia (ha uno spiccato “senso del presente” e lo vive in modo emotivamente intenso).
In ogni fase della malattia l’ambiente può compensare (assumendo una valenza protesica) o al contrario accentuare i deficit cognitivi e condizionare perciò lo stato funzionale ed il comportamento. Lo spazio e l’ambiente vitale rappresentano perciò, per la persona affetta da demenza, da un lato il motivo scatenante di molte alterazioni del comportamento e dall’altro una risorsa terapeutica, purtroppo spesso sottoutilizzata.
Lo sforzo dedicato al miglioramento dell’ambiente di vita delle persone affette da demenza, sebbene non incida probabilmente sulla durata biologica della malattia, certamente prolunga e migliora la loro qualità di vita e delle loro famiglie e rappresenta a tutt’oggi uno dei pochi risultati realmente terapeutici ottenibili nella cura della malattia.
In questi malati la difficoltà a percepire gli stimoli provenienti dall’ambiente è dovuta all’interagire di più fattori :
A) problematiche legate all’invecchiamento in sé (ridotta acuità visiva, minori capacità di adattamento al buio, facilità ai fenomeni di abbagliamento, deficit sensoriali uditivi);
B) problemi specifici legati alla malattia (deficit percettivi dei colori in banda fredda, deficit percettivi di profondità e distanza, ridotta sensibilità al contrasto, deficit interpretativo di stimoli visivi astratti, difficoltà a localizzare e interpretare gli stimoli uditivi);
C) difficoltà a memorizzare i punti di riferimento ambientali e a interiorizzare mappe spaziali (i percorsi, la dislocazione spaziale degli oggetti e degli elementi presenti nell’ambiente);
L’impossibilità ad apprendere nuove informazioni impedisce alla persona affetta da demenza di conoscere nuovi luoghi, di attribuire significati vitali a nuovi spazi. Il disorientamento spaziale che ne consegue riguarda dapprima la difficoltà all’orientarsi soprattutto in ambienti nuovi, ma progressivamente coinvolge e sgretola la capacità di interpretare e padroneggiare lo spazio anche in ambienti conosciuti. Quest’ultimo aspetto ha la tendenza a peggiorare la qualità della vita, si pensi, ad esempio, al periodo delle vacanze durante il quale anche l’andare in luoghi differenti dal proprio può essere fonte di confusione e disorientamento, con le intuibili ripercussioni anche sulla qualità della vita del caregiver.
Così come eventuali ricoveri in ospedale o l’istituzionalizzazione possono peggiorare il fragile equilibrio che ha la persona affetta da demenza.
E’ proprio la difficoltà di interpretazione/controllo/fruizione dell’ambiente e della collocazione del sé nell’ambiente che può provocare o amplificare i disturbi comportamentali caratteristici di chi è affetto da demenza (aggressività e manifestazioni oppositive, stati di agitazione, vagabondaggio e attività motorie afinalistiche, disturbi del ritmo sonno veglia, allucinazioni e deliri, ecc.).
L’ambiente deve servire a mettere in sicurezza il soggetto, a farlo sentire accolto e accettato e non dovrebbe generare ansie e paure. Il termine ambiente è inteso nella sua accezione più ampia di ambiente fisico (la casa, gli spazi esterni, gli ambienti di un servizio, le luci i suoni, i colori, …) e di ambiente umano (persone che ruotano attorno al malato, attività e scansione dei tempi della giornata); pertanto qualsiasi intervento finalizzato a migliorare l’assistenza al soggetto demente in un’ottica di stimolazione e mantenimento delle sue capacità residue non può prescindere dal considerare entrambi gli aspetti. N.N. A&V
Nulla è più triste che il trovarsi in una casa dove le persone e le cose che dovrebbero essere le più intime ci sono quasi sconosciute.
Carlo Maria Franzero, Il fanciullo meraviglioso, 1920