I social VS terza età Chi vince?

È il 2004 quando nasce Facebook il primo dei social network che ha dato il via concreto all’era social, in questi 18 anni sono cambiate tante cose, prima di tutte l’evoluzione della tecnologia e la nascita di nuovi media. Se oggi volessimo iscriverci ad un nuovo social la scelta sarebbe davvero vastissima.

Se ogni anno le percentuali di utilizzo, inerenti a questo settore erano in aumento, la pandemia ha portato una notevole differenza e ampliamento delle stime medie sui media. Ma chi sono gli utilizzatori principali di questi social?

Il 17° Rapporto del Censis sulla comunicazione del 2021 cita che tra i giovani (14-29 anni) c’è stato un ulteriore passo in avanti nell’impiego dei media, in generale, e delle piattaforme online, in particolare. […] Anche tra i più anziani (65 anni e oltre) qualcosa si muove, visto che l’impiego di internet sale notevolmente (dal 42,0% al 51,4%) e gli utenti dei social media aumentano dal 36,5% al 47,7%.

I dati evidenziano che c’è una distanza notevole tra giovani e anziani nell’utilizzo delle applicazioni “social”. Infatti, tra gli under 30 la percentuale di utenti che utilizzano internet supera il 90%, tra gli over 65 è inferiore al 42%. I giovani usano quasi tutti uno smartphone mentre solo 35% degli anziani lo utilizzano e solitamente si tratta di un telefono di prima generazione poco performante con internet.

Sempre parlando dei dati evidenziati dallo studio del Censis, Il 70,7% degli under 30 è iscritto a Facebook, contro appena il 20,9% degli over 65; il 72,5% dei giovani usa YouTube, come fa solo il 19,9% degli ultra 65enni (conoscendo, comunque, una decisa impennata se nel 2015 erano appena il 6,6%). Instagram, il social delle foto, attrae un giovane su quattro (26,1%), mentre ad usarlo sono appena l’1,3% degli over 65. Il 24% dei giovani usa Twitter, come fa soltanto il 2,6% degli anziani. Per quanto concerne Linkedin, il social network dedicato al mondo del lavoro, la presenza dei venti/trentenni si riduce moltissimo (circa il 6,8%) a fronte di un leggero aumento degli ultra 65enni che si attestano intorno al 2%. Uno studio condotto nell’ambito del progetto Ageing in a Networked Society ha evidenziato che gli anziani italiani che usano regolarmente e ogni giorno i social sono solo il 7% del totale, meno della metà rispetto agli anziani europei. L’autorevole studio, condotto su un campione di 32.000 anziani europei, ha evidenziato che Whatsapp è l’applicazione più utilizzata dagli ultra 65enni (circa il 52%).

In base ai dati descritti viene spontaneo fare qualche considerazione ed approfondire qualche aspetto.

Purtroppo, gli ultimi due anni sono stati caratterizzati dalla pandemia e, associando il binomio pandemia ed anziani, viene spontaneo menzionare la parola solitudine.

Tanti anziani, che già erano soli, in questo periodo storico si sono sentiti ancora più soli, ed è proprio questo aspetto che avrà spinto una parte di questi a tirarsi su, rimboccarsi le maniche e mettersi seduti al tavolo ad imparare ad usare sia gli smartphone sia le APP tipo WhatsApp.

L’uso di questi strumenti fa sì che possano rappresentare un esercizio, un allenamento per la memoria, considerando il fatto di ricordarsi tutti i passaggi, i pulsanti da cliccare per mandare una foto o fare una videochiamata.

Da studi, sondaggi e statistiche varie si è rivelato WhatsApp e successivamente Facebook, come social network più utilizzati dagli anziani.

Il primo per la sua semplicità di utilizzo ed apprendimento. È anche il social dov’è più semplice comunicare con i propri familiari e amici. Il secondo per ritrovare gli amici.

Si pensi anche solo alle videochiamate, durante i mesi dov’eravamo chiusi in casa, era un momento di svago e spensieratezza. Ancora oggi l’utilizzo di questo social viene paragonato, da parte degli anziani e per gli anziani, come una chiacchierata tra amici.

Un noto giornalista, Daniele Zaccaria, sostiene: “In ogni caso la mia opinione è che i social possano davvero aiutare gli anziani a sentirsi meno soli se usati nel modo corretto e con le giuste finalità. Tra l’altro si tratta di misure che avrebbero un costo tutto sommato contenuto, se si pensa ai costi della sanità e alle ripercussioni che la depressione ha sulla salute delle persone. Ma per cambiare qualcosa in primis non bisogna pensare che gli anziani non possano capire o imparare”.

Viene spontanea una considerazione, ovvero, se Facebook è nato nel 2004, cioè 18 anni fa, vuol dire che i 70enni di oggi, all’epoca avevano 52 anni e quindi perché questi dati poco confortanti? Non sarebbe meglio considerare come fascia di età gli ultra 75enni, ovvero la cosiddetta “quarta età”?

Under 30 e ultra 75, vecchio e nuovo millennio allo specchio.

F.S. AeV

“Anziani e giovani sono la speranza dell’umanità. I primi apportano la saggezza dell’esperienza; i secondi ci aprono al futuro, impedendo di chiuderci in noi stessi.” 
Papa Francesco

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