Una sconfinata giovinezza

Lino Settembre e sua moglie Chicca conducono una vita coniugale serena e senza serie difficoltà. Sono entrambi soddisfatti delle loro professioni: lui è la prima firma alla redazione sportiva de Il Messaggero e lei è docente di Filologia Medievale alla Gregoriana. L’unico vero dispiacere che ha accompagnato i venticinque anni del loro matrimonio è la mancanza di figli, una mancanza che non ha compromesso la loro unione, ma l’ha perfino rinsaldata. Un problema inatteso però rischia di minare il loro equilibrio: Lino da qualche tempo accusa problemi di memoria che progressivamente si accentuano compromettendo in modo sempre più evidente la quotidianità professionale e familiare. Dapprima sia lui che Chicca decidono di riderne ma il disturbo va ad imporsi con sempre più esplicita evidenza fino a quando, alla luce di attenti, approfonditi esami, un neurologo diagnostica una patologia degenerativa delle cellule cerebrali. Prende così avvio una storia d’amore commoventissima fra un uomo che via via si allontana dal presente, la sua mente trascinata in infiniti altrovi, e la sua donna che rifiutando qualsiasi ipotesi di abbandono, qualsiasi ausilio che la escluda, decide di stargli accanto “regredendo” con lui fino alla sua più remota infanzia.

“Una sconfinata giovinezza” il romanzo, dal quale è stato tratto il film tutto a firma di Pupi Avati, affronta con estrema delicatezza il tema della demenza, già trattato da noi in alcuni articoli. Vi consigliamo di vederlo per la sua dolcezza e perché a noi è piaciuto tantissimo!      M.S  N.N  A&V

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