Quando la povertà diventa un gioco. La ludopatia
Si chiama ludopatia o gioco d’azzardo patologico ed è un disturbo del comportamento che, stando alla classificazione del DSM-IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, IV edizione), rientra nella categoria diagnostica dei Disturbi del controllo degli impulsi. Ha una forte attinenza con la dipendenza, tanto che nel DSM 5 verrà inquadrato nella categoria delle cosiddette “dipendenze comportamentali“. Il giocatore patologico mostra una crescente dipendenza nei confronti del gioco d’azzardo, aumentando la frequenza delle giocate, il tempo passato a giocare, la somma spesa nell’apparente tentativo di recuperare le perdite, investendo più delle proprie possibilità economiche (facendosi prestare i soldi) e trascurando gli impegni che la vita gli richiede. Gli studi condotti in questi ultimi anni evidenziano un fenomeno apparentemente contro intuitivo: il gioco d’azzardo, nelle sue forme sane e patologiche (ludopatia), sarebbe in progressivo aumento tra gli anziani, non sono solo giovani e giovanissimi quindi a rappresentare i clienti ideali di bar e sale giochi. Il fenomeno sembrerebbe legato a fattori economici e sociali (povertà, isolamento sociale). Sono 12 milioni di over 65 in Italia e la fascia compresa tra i 65 e 75 anni è maggiormente esposta ai rischi legati al gioco problematico. Sono circa 7.000.000 i pensionati attivi e di questi il 23,7% è interessato al gioco, quasi uno su quattro. E’ la fotografia resa nota da Fipac Confesercenti con il dossier “Ludopatia ai tempi della crisi”. “Secondo le loro stime 1.700.000 anziani sono giocatori, di questi però bisogna distinguere tra giocatori problematici e patologici. I primi, rappresentano circa 1.200.000 della popolazione anziana giocatrice, mentre i casi di giocatori (anziani) patologici sono circa 500 mila”. Complessivamente – si legge ancora nel dossier – gli anziani giocano 5,5 miliardi di euro, circa 3200 euro l’anno e 266 euro al mese. Questo dato medio oscilla tra i 100 euro spesi dai giocatori anziani non patologici ai 400 di chi può essere considerato “malato”. “Se a questo dato rapportiamo le ultime modifiche contenute nella Legge di stabilità del Governo in materia pensionistica, ci rendiamo conto che l’impoverimento dei pensionati è ancora in crescita”. Sarà la paura di arrivare alla fine del mese, tra il governo che congela la rivalutazione delle pensioni e i prezzi al supermercato che schizzano. Oppure è semplicemente il tentativo di sentirsi giovani. Fatto sta che ogni anno che passa, in questi momenti di crisi, cresce il numero degli anziani che vogliono migliorare le loro condizioni economiche affollando le sale da gioco. A leggere con attenzione i dati forniti dalla Federazione degli esercenti chiamati a intercettare la domanda degli anziani, c’è da aver molta paura. Infatti, la fascia a maggior rischio ludopatia è quella compresa tra i 65 e i 75 anni. In totale si tratta di 7milioni di pensionati attivi, di questi il 23,7 per cento è direttamente interessato dal fenomeno del gioco. Un nuovo studio condotto da ricercatori australiani contraddice il pensiero comune secondo cui, a cadere nel vortice dell’azzardo, sarebbero più esposte le persone più giovani. Secondo i risultati dello studio, infatti, l’incidenza del gioco d’azzardo compulsivo sembra essere direttamente proporzionale con l’età: più gli anni aumentano, più probabile diventa il rischio di cadere nella ludopatia. Stando alla ricerca dell’University off Queensland, l’invecchiamento può causare un minor self-control negli anziani, dando origine a potenziali problemi di gioco. L’Italia conta per il 22% del mercato globale del gioco d’azzardo di cui lo Stato incassa solo il 10%. “Solo nel 2012 gli italiani hanno investito 15 miliardi e 406 milioni di euro nel settore. La pensione media in Italia è di 1000 euro al mese se si includono i dipendenti pubblici altrimenti arriva a 791 e 589 per le donne. Per queste persone il gioco rappresenta la speranza di migliorare le proprie condizioni economiche ed è un momento di adrenalina e spesso anche socializzazione. Il gioco d’azzardo non è solo un problema sociale ma anche un nuovo fronte della criminalità organizzata per cui si stima che arrivino a 4 miliardi di euro i soldi che girano nel gioco illegale. Anche per quanto riguarda le scommesse online, l’Italia è in cima alle classifiche europee con una spesa di 15.406.000.000, Francia 9.408.000.000, Inghilterra 3.000.000.000, Spagna 2.354.000.000. La Fipac denuncia la doppia faccia dello Stato che se, da un lato, riconosce la gravità della ludopatia, dall’altro, la considera una sorta di “ammortizzatore sociale“. Propone quindi di “formare il personale delle strutture commerciali, dare incentivi agli esercizi commerciali che riducono la presenza delle macchinette, denunciare pubblicità ingannevoli, esporre nei negozi i rischi di dipendenza. Le Asl d’accordo con i Comuni potrebbero organizzare corsi di formazione finalizzati alla prevenzione”. La federazione si ripromette di istituire degli sportelli con un’equipe specializzata nelle principali sedi dell’organizzazione, pronta a rispondere alle richieste di aiuto. M.S A&V
Due cose mantengono vive le creature: il letto e il giuoco; peroché l’uno è refrigerio de le fatiche e l’altro ricreazione de i fastidi.
Pietro Aretino, Dialogo delle carte parlanti, 1543