Quando i genitori ti lasciano Esperienza di vita vissuta

Mi racconto

Sebbene sia nell’ordine naturale delle cose, il cosiddetto “cerchio della vita”, perdere un genitore, quando questo accade, non ti coglie mai realmente preparato. Credo non si sia mai pronti a perdere una persona che ami, anche se pensi di farcela, anche se ritieni che la morte sia la giusta soluzione per chi vedi soffrire da giorni o anche da anni, quando questo accade ti senti crollare il mondo addosso, sei arrabbiato, ti chiedi perché sia successo, perché proprio a te, perché proprio a lui. Ciascuno di noi pensa che i propri genitori siano immortali, che a loro non succeda mai nulla. Sono il tuo porto sicuro, le uniche persone che ti amano incondizionatamente e non ti giudicano, a prescindere da tutto, dagli errori fatti, dalle mancanze ma anche dalle presenze, dalle gioie e dai dolori che hai causato loro, dalle delusioni e dalle soddisfazioni. Soprattutto sai che ci sono, che li puoi sentire, chiamare, parlare, litigare, ridere e scherzare, insomma puoi condividere la vita con loro, anche se ormai sei tu stesso, un adulto e magari sei diventato, a tua volta, un genitore o, come nel mio caso, anche una nonna felice e innamorata dei suoi nipoti. Perdere un genitore è, comunque, un’esperienza molto dolorosa e quello stesso dolore non è vero che passa, semplicemente impari a conviverci, si trasforma nel tempo, ma è sempre pronto a farsi sentire ogni volta che lo pensi, ogni volta che hai dei problemi e vorresti parlare con lui, ed è quello che è successo quando ho perso mio padre. Condividi il tuo dolore con il genitore che ti è rimasto, nel mio caso la mamma, che a sua volta sta vivendo un grosso e doloroso lutto per aver perso il suo compagno di vita. Cerchi di stargli vicino, con i tuoi modi e con i tuoi tempi, magari anche goffamente, ma sai che c’è, che puoi continuare a sentirla, andarla a trovare, vederla, prenderti cura di lei. Il tempo inesorabilmente passa anche se a te sembra essersi fermato, perché c’è ancora lei, che nel frattempo è diventata uno scricciolo, ma è ancora forte, lucida e presente. Finché arriva il giorno, un sabato per l’esattezza, in cui come sempre la vai a prendere e la porti a fare la spesa, le fai la solita telefonata serale per sapere come va, dove lei ti risponde che è tutto ok, ma non sai che quella sarà l’ultima volta che sentirai la sua voce, l’ultima volta che le potrai dare la buona notte. Te ne sei andata da sola, in silenzio, senza chiamarci, senza nessuno che ti potesse tenere la mano, nessuno che potesse darti una mano. Sei uscita di scena improvvisamente ed io non ero pronta. Ed ecco che dentro di te si fa prepotente quel senso di vuoto, di solitudine. Perché è così che ci si sente quando perdi tutte e due i genitori, provi un senso di vuoto interiore e di abbandono, ti senti sola anche se sola non sei, non hai più nessuno della tua famiglia d’origine, hai perso il tuo porto sicuro. Il mio professore di pedagogia soleva dire che si diventa veramente adulti, a prescindere dall’età, quando perdi entrambi i genitori e aveva ragione. Ma se ci si sente così da adulti, allora, preferisco restare bambina!

Ciao mamma, salutami papà.

N.N AeV

 

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